Nella giornata del 16 marzo, in contemporanea con il Net Zero Industry Act dell’Unione europea (che mira a incrementare la produzione nell’Ue di tecnologie chiave a emissioni zero o di neutralità climatica), la Commissione europea ha diffuso la proposta per una legge europea sulle materie prime critiche. Si tratta dell’ormai noto Critical Raw Material Act che punta, si legge nell’annuncio della Commissione europea, a “garantire catene di approvvigionamento sicure e sostenibili per il futuro verde e digitale dell’Unione europea”.
Un provvedimento molto atteso, annunciato dalla presidente Ursula Von Der Leyen nel 2022 durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, che dà seguito alla Dichiarazione di Versailles del 2022 adottata dal Consiglio europeo e alle conclusioni della conferenza sul futuro dell’Europa e alla risoluzione del novembre 2021 del Parlamento europeo per una strategia dell’UE in materia di materie prime critiche.
“Questa legge ci avvicinerà alle nostre ambizioni climatiche – ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – Migliorerà in modo significativo la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio di materie prime critiche qui in Europa. Le materie prime sono vitali per la produzione di tecnologie chiave per la nostra duplice transizione, come la generazione di energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie. E stiamo rafforzando la nostra cooperazione con partner commerciali affidabili a livello globale per ridurre le attuali dipendenze dell’UE solo da uno o pochi paesi. È nel nostro reciproco interesse aumentare la produzione in modo sostenibile e allo stesso tempo garantire il massimo livello di diversificazione delle catene di approvvigionamento per le nostre imprese europee”.
È importante chiarire che la proposta della Commissione è una bozza, dunque suscettibile di modifiche: il regolamento proposto sarà discusso e approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea prima della sua adozione ed entrata in vigore, presumibilmente entro la fine di quest’anno. Ma cosa prevede il regolamento sulle materie prime critiche definito dalla Commissione europea?
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Le materie prime critiche, lo abbiamo scritto più volte, sono indispensabili per un’ampia gamma di settori strategici tra cui l’industria elettronica, l’industria digitale, l’aerospaziale e i settori della difesa. “Mentre si prevede che la domanda di materie prime critiche aumenterà drasticamente – scrive la Commissione – l’Europa fa molto affidamento sulle importazioni, spesso da fornitori di paesi terzi quasi monopolistici. L’UE deve attenuare i rischi per le catene di approvvigionamento legati a tali dipendenze strategiche per migliorare la sua resilienza economica, come evidenziato dalle carenze all’indomani della Covid-19 e dalla crisi energetica seguita all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ciò può mettere a rischio gli sforzi dell’UE per raggiungere i suoi obiettivi climatici e digitali”. Lo scopo, dunque, è quello di garantire un approvvigionamento sicuro, diversificato, accessibile e sostenibile.
Oltre alla proposta di regolamento la Commissione ha elaborato anche una comunicazione sulle materie prime critiche, in cui vengono individuate alcune misure che si basano sulla valutazione delle criticità del 2023, sulla relazione di previsione incentrata sulle tecnologie strategiche e sulle azioni avviate nell’ambito del piano d’azione 2020 sulle materie prime critiche. La proposta è stata poi sostenuta “dal lavoro scientifico del Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione. Insieme allo studio Foresight del JRC, il JRC ha anche rinnovato il sistema informativo sulle materie prime che fornisce informazioni sulle materie prime, sia primarie (estratte/raccolte) che secondarie, ad esempio dal riciclaggio. Lo strumento fornisce informazioni su materiali specifici, paesi, nonché per diversi settori e tecnologie e include analisi sia per l’offerta che per la domanda, attuale e futura”. Il regolamento, inoltre, si propone di monitorare e mitigare i rischi di interruzioni e migliorare la circolarità e la sostenibilità.
L’obiettivo principale resta comunque quello di una maggiore autonomia interna, come si evince dagli obiettivi elencati nella proposta della Commissione e che dovranno essere raggiunti entro il 2030:
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di Redazione EconomiaCircolare.com
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