Con mezza Europa interessata dalle proteste del mondo agricolo, la giornata di oggi potrebbe essere particolarmente significativa per l’Unione Europea. Proprio per il 6 febbraio, infatti, la Commissione europea dovrebbe presentare un’anteprima delle sue proposte per gli obiettivi climatici dell’UE per il 2040.
Si tratta di una road map delineata da questa Commissione, il cui pacchetto di politiche climatiche ed energetiche sarà comunque delineato dopo le elezioni europee, previste tra il 26 e il 29 giugno di quest’anno. In ogni caso dopo la presentazione della proposta sarà il Parlamento europeo a discutere del piano di riduzione delle emissioni al 2040. Mentre i ministri del Clima e dell’Ambiente dovrebbero pronunciarsi il prossimo 25 marzo.
Intanto Greenpeace è riuscita a visionare le bozze degli obiettivi climatici al 2040 della Commissione Europea. Dai documenti diffusi dalla nota associazione ambientalista si nota che l’Ue vuole puntare decisamente, forse sulla scorta di ciò che è stato deciso alla Cop28, sullo sviluppo della tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio e su maggiori investimenti verso l’energia nucleare.
Una scelta che lascia perplessi le esponenti e gli esponenti di Greenpeace. “I paesi dell’UE sono alcuni dei più grandi inquinatori storici del mondo, hanno alcune delle emissioni di carbonio pro capite più alte e si sono arricchiti sulla base di ciò – dichiara Silvia Pastorelli, responsabile della campagna climatica dell’Unione Europea – È dolorosamente ovvio che l’UE non raggiungerà nemmeno i propri obiettivi senza una fine al carbone, al petrolio e al gas, la Commissione UE deve riconoscerlo. Invece sembra che otterremo un obiettivo che nasconde tagli alle emissioni molto più bassi dietro una contabilità dubbia basata su bacchette magiche per far scomparire l’inquinamento”.
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La base di partenza dei nuovi obiettivi climatici dell’Unione europea è la “vecchia” scelta di raggiungere la neutralità climatica al 2050. Per cui al 2040 la Commissione è pronta a proporre una riduzione netta del 90% delle emissioni di gas serra. Nella propria valutazione dell’impatto dell’UE, lo scenario che prevede un taglio netto del 90-95% è stato descritto come l’opzione preferita, mentre altre opzioni includono un taglio netto dell’85-90%. A questo punto, però, è necessario aggiungere una significativa distinzione.
Dalle bozze fatte circolare da Greenpeace si apprende che l’obiettivo di riduzione delle emissioni che la Commissione Europea annuncerà sarà un obiettivo netto. In pratica la Commissione potrebbe proporre tagli effettivi alle emissioni fino al 82% rispetto ai livelli del 1990, con la cattura del carbonio alla fonte dell’inquinamento e l’aspirazione di più carbonio dall’atmosfera prevista per colmare il divario fino all’obiettivo totale del 90%. Sono tanti gli strumenti usati per raggiungere questi obiettivi, e con alcuni di essi – dalla CCS ai meccanismi REDD+ – abbiamo imparato a fare i conti in questi anni.
Anche se finora hanno prevalso più le criticità che i punti di forza. Ecco perché Greenpeace chiede obiettivi separati di riduzione del carbonio e di assorbimento del carbonio, in modo che i tentativi di rimuovere il carbonio dall’aria – un processo lungo con esiti incerti – non siano usati come scuse per continuare a inquinare.
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di Redazione EconomiaCircolare.com
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