Con i nuovi kit Apple apre al diritto alla riparazione? Gli attivisti: ”Restiamo cauti”

“Se non te lo puoi permettere non è un vero diritto alla riparazione”. Fabio D’Alessandro fa parte del collettivo padovano Officina Informatica, che promuove l’economia circolare attraverso la giustizia sociale. Il suo commento arriva dopo la decisione di Apple degli scorsi giorni, che qualcuno ha definito storica: per la prima volta il colosso tecnologico della Silicon Valley ha riconosciuto il right to repair, aprendo alla possibilità per gli utenti di riparare da sé alcuni iPhone.

La decisione in un certo senso era nell’aria già da un po’, visto che sul diritto alla riparazione la sensibilità dei governi (pochi) e delle aziende (ancor meno) sta lentamente migliorando, grazie soprattutto alle pressioni dei movimenti come Repair.eu, la coalizione che raccoglie più di 30 associazioni europee attive nella campagna Right to repair, una mobilitazione che in questi anni ha contribuito a dare centralità al tema della riparabilità in tanti tavoli istituzionali.

Per Ugo Vallauri, tra i coordinatori di Repair.eu, “la cosa più importante di tutti è che una compagnia che finora ha fatto pressioni contro il diritto alla riparazione ha un’inversione di marcia abbastanza notevole. Di colpo non è più pericoloso riparare i propri prodotti”. La domanda che si pongono sia Vallauri che D’Alessandro è però un’altra: quanto costerà riparare da sé i propri prodotti?

Per capirlo serve fare un passo indietro. E tornare sulla decisione di Apple.

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Cosa dice Apple sul diritto alla riparazione

È il 17 novembre quando sul sito di Apple compare un annuncio colorato sul diritto alla riparazione. Più precisamente “parti, strumenti e manuali, a partire da iPhone 12 e iPhone 13, (saranno) disponibili per i singoli consumatori”. Saranno dunque due degli iPhone più venduti i primi prodotti Apple che potranno essere riparati dagli stessi utenti, con la promessa che a breve toccherà ai computer Mac con chip M1. Il programma Self Service Repair partirà negli Stati Uniti all’inizio del 2022, per poi arrivare entro la fine dell’anno nel resto del mondo.

“I clienti – si legge nell’annuncio dell’azienda – si uniscono a più di 5.000 centri Apple autorizzati e 2.800 fornitori di riparazioni indipendenti che hanno accesso a queste parti, strumenti e manuali. La fase iniziale del programma si concentrerà sui moduli più comunemente sottoposti a manutenzione, come il display dell’iPhone, la batteria e la fotocamera. La possibilità di ulteriori riparazioni sarà disponibile entro la fine del prossimo anno”. Come è noto soprattutto agli appassionati del mondo Apple, il sistema messo in piedi dall’azienda fondata da Steve Jobs è fortemente autoreferenziale: dalle app ai Mac, dagli iPhone alle tv, ogni prodotto con la mela mozzicata può “dialogare” solo con altri prodotti Apple. Così non sorprende che il diritto alla riparazione resti parziale e, nel resto dell’annuncio di Apple, vengano messi alcuni paletti ben precisi.

“Per garantire che un cliente possa eseguire una riparazione in sicurezza – scrive ancora l’azienda – è importante che riveda prima il manuale di riparazione. Quindi un cliente effettuerà un ordine per le parti e gli strumenti originali Apple utilizzando l’Apple Self Service Repair Online Store. Dopo la riparazione, i clienti che restituiscono la parte usata per il riciclaggio riceveranno un credito per il loro acquisto. Il nuovo negozio offrirà più di 200 singole parti e strumenti, consentendo ai clienti di completare le riparazioni più comuni su iPhone 12 e iPhone 13. Self Service Repair è destinato a singoli tecnici con la conoscenza e l’esperienza per riparare dispositivi elettronici. Per la stragrande maggioranza dei clienti, visitare un fornitore di riparazioni professionale con tecnici certificati che utilizzano parti Apple originali è il modo più sicuro e affidabile per ottenere una riparazione”.

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di Andrea Turco

 

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