Salvare gli indigeni per salvare le foreste

Le foreste sono un patrimonio naturale senza eguali, riconosciuto oggi da più di 100 paesi firmatari della Dichiarazione di Glasgow per fermare e invertire la deforestazione e il degrado del suolo entro il 2030. È innegabilmente un passo avanti, ma rimane da verificare che alle dichiarazioni di intenti dei leader mondiali, seguano coerenti scelte sul campo. Molti dei Paesi che detengono le maggiori risorse forestali del mondo, infatti, continuano a perseguire politiche che minano gli sforzi per fermare la deforestazione. Questa, ricorda Human Rights Watch, è la seconda causa dell’aumento di emissioni a effetto serra, dopo la combustione dei carburanti fossili. Mentre è l’agricoltura industriale la principale causa della deforestazione tropicale che è nella maggior parte dei casi una pratica illegale, associata a gravi violazioni dei diritti umani.

Quanta foresta mangiamo ogni giorno

Ogni anno vanno persi circa 10 milioni di ettari a causa della conversione di foreste in terreni agricoli. Negli ultimi 30 anni sono stati deforestati 420 milioni di ettari di terreni, gran parte dei quali in aree tropicali, che corrispondono all’incirca alla superficie dell’intera Unione europea. L’80% della deforestazione mondiale – ricorda un report WWF del 2020 dal suggestivo titolo “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?” – è dovuta alla necessità di fare posto ai pascoli per la produzione di carne, alle piantagioni di soia e olio di palma, sempre più richiesti dai paesi occidentali e dai loro consumatori.

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Le merendine che mangiano i boschi

Un paradigmatico esempio di come incidono i consumi sulle foreste è dato dal caso dell’olio di palma, utilizzato soprattutto nell’industria dolciaria e considerato la principale causa della scomparsa delle ultime foreste dell’isola di Sumatra (Indonesia) dove vivono oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti, ridotti ormai a poche centinaia di esemplari. Nonostante le diffuse campagne sul tema e gli obiettivi definiti da molte aziende per filiere di approvvigionamento di olio di palma sostenibile entro il 2020, la distruzione della natura continua. Lo sostiene il WWF nel report 2021 “Palm Oil Buyers Scorecard”, secondo il quale le aziende più influenti al mondo non riescano ancora a contrastare i danni della produzione di olio di palma sia sugli habitat naturali prioritari sia sulle persone che da essi dipendono.

I diritti umani nelle foreste

La deforestazione, infatti, è spesso associata a gravi violazioni dei diritti umani, come abusi sui lavoratorisfollamenti forzati, invasioni di terre e violenze e intimidazioni contro le comunità indigene e le popolazioni locali che svolgono un ruolo cruciale nella protezione delle foreste. Nonostante costituiscano il 5% della popolazione globale, infatti, le popolazioni indigene possiedono o gestiscono almeno un quarto della superficie terrestre del mondo. È quanto rivela lo studio “A spatial overview of the global importance of Indigenous lands for conservation” pubblicato su Nature Sustainability. Il team internazionale di ricercatori, guidato dall’australiano Stephen Garnett della Charles Darwin University, ha pubblicato le mappe delle terre gestite dagli indigeni sottolineando come i legami tradizionali di questi popoli con le proprie terre le abbiano protette dalle modifiche dello sviluppo e abbiano influenzato diversi accordi sulla conservazione della natura e sul clima.

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di Nicoletta Fascetti Leon

 

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