Ridurre le risorse per una vera economia circolare: l’appello di Zero Waste Europe

Si tende molto spesso a dimenticare che al vertice della gerarchia dei rifiuti c’è la riduzione: a ricordare tale principio fondante dell’economia circolare è un report di Zero Waste Europe (ZWE), che chiede all’Unione Europea misure più audaci a livello sistemico per affrontare il consumo dei materiali. Di più: nelle 7 pagine del rapporto “Towards resource autonomy: Proposals for a Circular Economy Act”, Zero Waste Europe mette in fila alcune proposte in vista della tanto attesa legge sull’economia circolare, prevista per il 2026, nota anche come Circular Economy Act.

“Ridurre l’impatto ambientale richiede non solo un uso più efficiente delle risorse ma anche un cambiamento fondamentale nel nostro tasso di utilizzo – afferma Theresa Màrsen, responsabile della politica dei rifiuti e delle risorse di ZEW -. La mancata centralizzazione delle esternalità, come il degrado ambientale e le emissioni di carbonio, mantiene il mercato distorto a favore delle materie prime, sottovalutando la competitività delle materie prime seconde e dei modelli di business circolari”.

Prima di esaminare le proposte del report, è utile ricordare che Zero Waste Europe è la rete europea di comunità, leader locali, esperti e agenti di cambiamento che lavorano per un migliore utilizzo delle risorse e l’eliminazione dei rifiuti nella nostra società. Su EconomiaCircolare.com riportiamo spesso gli studi e spunti che arrivano da questa rete perché la reputiamo una guida preziosa, ancor di più in questi tempi cupi dove l’Unione Europea ha smarrito l’ambizione sulla sostenibilità.

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Meno risorse per una maggiore competitività dell’UE

La tesi centrale del report di Zero Waste Europe sostiene che più si utilizzano risorse più è a rischio l’autonomia strategica dell’Unione Europea. Si tratta di un chiaro tentativo di intercettare una delle maggiori preoccupazioni dei 27 Stati membri dell’UE, una preoccupazione emersa dal 2022 sulla questione energetica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e che in questi anni di tensioni crescenti sul versante geopolitico si è via via estesa ad altri ambiti come le materie prime critiche e gli approvvigionamenti industriali.

Diventa perciò interessante segnalare la tabella di marcia definita da ZWE con cui l’UE può internalizzare i costi ambientali e rimodellare gli incentivi economici. Sono presenti nel report tre opzioni e la misura più immediata propone di ampliare la portata del sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS) e del meccanismo di adeguamento delle frontiere al carbonio (CBAM), in modo da coprire attraverso queste entrare i costi dei prodotti a valle e delle sostanze chimiche organiche – per le quali, ricordiamo, l’UE ha da poco varato il “Piano industriale per la chimica”. A lungo termine Zero Waste Europe raccomanda inoltre di valutare di definire una serie più ampia di inquinanti – come per esempio i PFAS, ormai già noti – in modo da ricavare maggiori oneri sulla base del principio “chi inquina paga” e di introdurre adeguamenti fiscali alle frontiere per i prodotti che arrivano dall’estero.

 

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