Nell’ambito del bando Cariplo Plastic Challenge 2020 e dalla partnership tra l’associazione Giacimenti Urbani e la Scuola Agraria del Parco di Monza, è nato NoPlà AGain, un progetto milanese che punta in modo deciso sul riuso come strumento chiave per il contrasto alla plastica usa e getta e alla riduzione dei rifiuti in generale. Il sistema basato sul modello “prodotto come servizio” vede gli utilizzatori del servizio pagare una cauzione per il ritiro dei contenitori riutilizzabili per il proprio asporto.
In tutti i locali aderenti al progetto si può acquistare il contenitore per il cibo al costo di 10 euro e quello per le bevande al costo di 5, in sostituzione dei contenitori usa e getta dell’asporto. Il cliente può anche scegliere semplicemente di restituire il contenitore recuperando la cauzione e facendolo lavare dal locale.
Danilo Boni, uno degli ideatori e del progetto, ci ha raccontato com’è nata l’idea di NoPlà AGain: “Occupandomi di progetti di sostenibilità ho sempre pensato che occorressero maggiori sforzi per contribuire alla riduzione dei rifiuti. Qualche anno fa all’interno del network di Zero Waste Europe, essendo un attivista di Zero Waste Italy da più di 10 anni, ho conosciuto questa realtà virtuosa svizzera reCircle. Durante la pandemia, confrontandomi con altri attivisti di Zero Waste Italy (Enzo Favoino e Maurizio Bertinelli) e Donatella Pavan dell’associazione Giacimenti Urbani, abbiamo pensato di presentare il nostro progetto NoPlà AGain con il quale siamo riusciti a vincere il bando Cariplo Plastic Challenge 2020 ed ora stiamo facendo questo test su Milano”.
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Il modello, dunque, è quello di reCircle, un’impresa sociale nata nel 2016 in Svizzera specializzata nella fornitura di contenitori riutilizzabili per piatti e bevande per l’asporto, campus universitari, aziende ed altri soggetti. Al momento è operativa e consolidata in Svizzera e Germania ma con l’ambizione di esportare il modello in altri Paesi con alcune iniziative in fase di definizione o in partenza in Estonia, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Italia.
“A mio parere siamo in estremo ritardo rispetto ad altri Paesi – ci spiega Boni davanti al ristorante Salefino, uno dei locali dove il test sta funzionando meglio – in primis da un punto di vista legislativo: questo tentennamento sulla plastic tax non ha fatto altro che fornire un alibi alla lobby dei contenitori usa e getta nel continuare a produrli o comunque dormire sonni tranquilli”. In un primo momento l’imposta sul consumo di plastica monouso (45 centesimi di euro per ogni chilo venduto) sarebbe dovuta entrare in vigore a luglio 2020. Poi, dopo diversi rinvii, è stata posticipata al 2023 tra le polemiche degli ambientalisti. La plastic tax avrebbe sicuramente incoraggiato a cambiare mentalità e atteggiamento verso il packaging usa e getta, ma secondo Boni: “Non si può aspettare che tutto parta dalle istituzione, si possono e si devono lanciare progetti rivoluzionari anche senza incentivi o leggi ad hoc che li appoggino. Chiaro: senza nascondere le difficoltà”.
Le resistenze però non si incontrano solo in campo legislativo. “Abbiamo pensato di proporlo cercando di creare degli incentivi – spiega Maurizio Bertinelli -, perché le prime resistenze da parte dei gestori dei locali riguardavano il costo dell’abbonamento. Allora per un test sperimentale come questo, abbiamo deciso di fare pagare solo i contenitori. Avendo un approccio ambientalista cerchiamo di capire se il gestore è sensibile a questo tipo di tematiche come la sostenibilità”.
di Simone Fant
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