L’Unione Europea prova a far diventare globale l’economia circolare

Sono ancora tentativi timidi ma vanno pur sempre nella giusta direzione e dunque vanno salutati come favorevoli: l’Unione Europea intende porsi alla guida dell’economia circolare nel mondo. E per farlo sta promuovendo numerose iniziative nel segno della cooperazione internazionale. Due in particolare sono gli appuntamenti da segnare in agenda entro la fine dell’anno. Entrambi sono stati annunciati a giugno, durante il World Circular Economy Forum 2024, dalla Commissaria europea per i partenariati internazionali Jutta Urpilainen: si tratta del Centro per le risorse dell’economia circolare – Circular Economy Resource Centre – per facilitare le partnership tra l’UE e i Paesi terzi, e il programma quinquennale SWITCH to Circular Economy in East and Southern Africa, per promuovere la transizione circolare nel continente africano.

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EU/Jennifer Jacquemart
Copyright: CCE

L’avvio di entrambi i progetti è previsto entro la fine dell’anno. In occasione del lancio delle iniziative la Commissaria responsabile per i partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, ha dichiarato: “Nessuno può prevedere il futuro, ma ciò non ci impedisce di influenzarlo. È possibile rendere la circolarità il prossimo megatrend. La visione alla base del Centro per le risorse dell’economia circolare è quella di condividere il know-how politico e aziendale e le migliori pratiche con i Paesi partner. Ciò è anche in linea con le ambizioni del programma SWITCH to Circular Economy in Africa orientale e meridionale, una grande iniziativa che aumenta la circolarità nelle catene del valore chiave, e sono lieta che ora possiamo dispiegarlo in queste regioni in Africa. Fa parte della nostra offerta Global Gateway ed è coerente con il nostro maggiore impegno con i partner africani”.

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L’economia circolare è anche cooperazione

L’istituzione del Centro per le risorse dell’economia circolare dell’UE ha lo scopo di  facilitare gli scambi tra pari e i partenariati tra l’Unione Europea e le parti interessate dei Paesi terzi, promuovendo l’adozione di politiche e modelli di business di economia circolare in tutto il mondo. Al momento la Commissione europea ha annunciato un impegno di 15 milioni di euro: una cifra modesta, a dirla tutta, specie se la si collega a quelle molto più grandi, nell’ordine di grandezza di 1000 volte superiore, che le istituzioni europee stanno investendo nelle energie fossili o negli aiuti militari all’Ucraina. Resta la buona intenzione, che dovrà certamente essere foraggiata da ulteriori investimenti.

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Inoltre, come accennavamo, è stato lanciato anche il programma SWITCH to Circular Economy in East and Southern Africa. In questo caso la Commissione europea contribuirà con 40 milioni di euro in cinque anni, allo scopo di promuovere la transizione verso le economie circolari dei Paesi del continente africano, troppo spesso considerati finora le discariche del mondo – il caso più noto, probabilmente, è quello dei vestiti usati e dei RAEE, recentemente raccontato dal programma Presa Diretta (qui). Per questo motivo è interessante analizzare le priorità riconosciute dall’UE come tali in merito alla cooperazione con l’Africa: sviluppo delle capacità circolari dei singoli Paesi, sostegno alle politiche e miglioramento dell’accesso ai finanziamenti, in particolare per quanto riguarda gli imballaggi e i rifiuti di plastica, nonché le catene del valore dell’elettronica e dei rifiuti elettronici.

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di Redazione EconomiaCircolare.com

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