Greenwashing e obsolescenza programmata, basta trucchi: nuove norme europee in dirittura d’arrivo

Si annunciano tempi più difficili per i professionisti del greenwashing. Salvo sorprese dell’ultim’ora, tra poco più di due anni sarà vietato vendere un prodotto con su scritto “neutro per il clima”, oppure indicato come “rispettoso dell’ambiente” senza addurre prove che lo dimostrano. Sarà vietato pubblicizzare prodotti con un’obsolescenza programmata, resi cioè inutilizzabili dal produttore in fase di progetto e non dal fatto di non funzionare più. Non si potranno più usare etichette di sostenibilità inventate dal marketing e prive del retroterra di una certificazione. Tutto questo grazie alla direttiva “Empowering consumers for the green transition” (Responsabilizzare i consumatori per la transizione verde) il cui iter ha compiuto un passo essenziale martedì 19 settembre: gli sherpa del Parlamento e del Consiglio hanno infatti raggiunto un accordo provvisorio che, per diventare legge, dovrà ottenere l’approvazione finale del Parlamento e del Consiglio (ma l’accordo provvisorio serve proprio ad evitare sorprese). L’Europarlamento voterà a novembre, e quando la direttiva entrerà in vigore, gli Stati membri avranno 24 mesi per incorporare le nuove regole nella loro legislazione.

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La direttiva “Empowering consumers for the green transition” 

La proposta di direttiva è stata presentata dalla Commissione europea il 30 marzo 2022. Obiettivo: “Aggiornare le norme dell’UE in materia di tutela dei consumatori per consentire loro di agire a favore della transizione verde”. Per farlo vengono modificate due direttive:

La proposta è una delle iniziative del Green Deal europeo previste dalla Nuova agenda dei consumatori e dal Piano d’azione per l’economia circolare. La responsabilizzazione dei consumatori, per farne protagonisti della transizione ecologica, “deve essere raggiunto attraverso una migliore partecipazione dei all’economia circolare – spiega la Commissione – in particolare fornendo ai consumatori migliori informazioni sulla durata e sulla riparabilità di alcuni prodotti prima della stipula del contratto e rafforzando la protezione dei consumatori contro le pratiche commerciali sleali che impediscono gli acquisti sostenibili”.

Per pratiche sleali si intendono:

  • Il greenwashing, cioè affermazioni ambientali ingannevoli;
  • L’obsolescenza precoce, cioè guasti prematuri dei prodotti frutto di scelte deliberate dei produttori;
  • L’uso di etichette di sostenibilità e strumenti informativi inaffidabili e poco trasparenti.

 

Viene ampliato l’elenco delle caratteristiche del prodotto sulle quali non si può indurre in errore i consumatori, “includendovi l’impatto ambientale o sociale, nonché la durata e la riparabilità”.

Vediamo le principali novità che Commissione, Consiglio e Parlamento Ue hanno introdotto.

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di Redazione EconomiaCircolare.com

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