Giornata mondiale del vento: dalla fonte di energia più pulita la risposta alla crisi climatica?

L’energia eolica accompagna lo sviluppo dell’uomo da oltre 3500 anni e già nel 650 gli olandesi utilizzavano il vento per pompare l’acqua dai polder, i terreni al di sotto del livello del mare. Un secolo dopo, nel 1650, l’Olanda ricavava dall’eolico 7,5 megawatt di energia, ovvero il 33%del fabbisogno energetico del tempo. La prima turbina eolica al mondo per la generazione di energia elettrica fu inventata, invece, negli Stati Uniti a fine Ottocento.

Fu il fisico danese Poul La Cour ad avere l’intuizione, pochi anni dopo, che poche pale ruotano più velocemente e generano una quantità maggiore di energia: ecco perché le moderne turbine bianche che vediamo all’orizzonte hanno solo tre pale rispetto ai vecchi mulini a vento, e se non si è passati a due è solo per il fatto che a quel punto la velocità sarebbe tale da mettere in pericolo la stabilità della struttura portante.

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Eolico: potenzialità e limiti

Il 15 giugno, giornata mondiale del vento, è l’occasione per riflettere su questa fonte di energia rinnovabile così importante in ottica della transizione ecologica e della  decarbonizzazione. In Italia è al centro degli investimenti nelle rinnovabili del Piano nazionale di ripresa e resilienza, almeno nelle intenzioni. Ad oggi il settore eolico produce il 15% dell’energia consumata in Europa ed è in grado di soddisfare il fabbisogno di 87 milioni di famiglie. Secondo le stime fatte nel 2021 da Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, sarà una delle più importanti fonti di energia entro il 2030 e arriverà a fornire il 24% del fabbisogno di elettricità.

Circa il 2% della radiazione solare che investe il nostro pianeta si converte, infatti, in energia eolica. C’è però un grosso problema: gran parte di questa energia è completamente inaccessibile all’uomo, perché riguarda le correnti a getto d’alta quota. Inoltre, i venti di bassa quota soffiano perlopiù in alto mare, al di fuori della portata immaginabile di parchi eolici installati fuori costa.

E anche nel caso dei venti che spirano bassi sopra la terraferma e le acque costiere, non soffiano mai in maniera costante e una moltitudine di limitazioni geografiche fanno sì che sia possibile imbrigliare solo una piccola parte della loro energia. Parchi eolici troppo estesi, con svariate decine di turbine, infatti, non permetterebbero di sfruttare al massimo le pale perché una turbina rallenta il flusso del vento che raggiunge la successiva. La capacità di produzione di energia, per questo motivo, è solamente di circa un watt per metro quadrato di suolo.

L’eolico difficilmente riuscirà, quindi, a coprire la maggior parte del fabbisogno di energia. Resta, tuttavia, una componente indispensabile nel mix energetico delle fonti rinnovabili. Infatti, i giorni e i mesi più ventosi, sono in genere anche quelli in cui c’è minore luce solare, dunque l’eolico può parzialmente porre rimedio all’utilizzo limitato di radiazione solare soprattutto nelle ventose e nuvolose nazioni del Nord Europa, come il Regno Unito.

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di Tiziano Rugi

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