La giornata mondiale del riciclo celebrata oggi vede tutti d’accordo. E non c’era dubbio. Ormai l’economia circolare è un po’ come la decarbonizzazione: tutti la vogliono. Almeno a parole. Per celebrare anche noi il riciclo, ma senza retorica, abbiamo scelto qualche numero che, pur semplificando, possa fare un po’ di luce su alcuni aspetti – magari meno sotto i riflettori – di questo mondo.
Cominciamo.
Nella giornata mondiale del riciclo non si può non ricordare che nel 2008, con la direttiva quadro sui rifiuti (la 2008/98/EC), prende corpo la gerarchia europea dei rifiuti. La cornice nella quale va inquadrato il riciclo. Perché, per essere chiari, secondo la Commissione il riciclo è un bene ma non in assoluto. Il riciclo va cercato solo dopo aver messo in pratica altre strategie. La gerarchia dei rifiuti, infatti, è un ordine di priorità che stabilisce normative e politiche per il trattamento dei rifiuti nell’Unione Europea. Primo gradino della gerarchia è la prevenzione: il rifiuto migliore è quello che non abbiamo prodotto. Poi c’è il riutilizzo. E solo dopo arriva il riciclo (dopo ancora, come sappiamo, c’è il recupero, ad esempio energetico, e poi lo smaltimento in discarica). Quindi, benissimo il riciclo, ma ricordiamoci sempre di questa gerarchia.
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Non è quello del famoso bonus per l’edilizia. È invece il tasso di riciclo e recupero degli imballaggi (sul totale di quelli immessi al consumo) che la Finlandia dichiarava nel 2019 (dati Eurostat). E nello stesso anno il Belgio ne avrebbe raccolto e recuperato il 99,5%. Cosa ci dicono queste cifre esorbitanti? – frutto, a scanso di equivoci, di evidenti errori di calcolo. Ci dicono che se l’Europa ha ben chiari gli obiettivi di riciclo degli imballaggi e di altri beni (come i Raee), meno chiaro è come “pesare” il riciclato. O almeno così è stato fino a quando la Commissione, forse dopo aver letto quel 110% (e non solo quello), ha deciso di cambiare e precisare il metodo di misurazione. Mentre fino all’anno scorso era in vigore la metodologia di calcolo indicata nella Decisione della Commissione del 22 marzo 2005, per evitare disomogeneità tra i Paesi, nel 2019 viene pubblicata una nuova Decisione di esecuzione (la 2019/665) operativa da quest’anno (per i rifiuti prodotti e riciclati nel 2020). Un testo molto più puntuale che, filiera per filiera, materiale per materiale, indica “il punto di calcolo: il punto di immissione dei materiali dei rifiuti di imballaggio nell’operazione di riciclaggio con la quale i rifiuti sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze che non sono rifiuti, o il punto in cui i materiali di rifiuto cessano di essere rifiuti in seguito a un’operazione preparatoria prima di essere ritrattati”. E l’Italia, come EconomiaCircolare.com ha già raccontato, salvo la plastica (sulla quale si sta lavorando) e già in linea con la nuova metodologia. Un sistema di contabilità come quello italiano, ci raccontava Valeria Frittelloni, responsabile per Ispra del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare “fondato su documenti che tracciano i passaggi dei rifiuti, dove il dato ha un’origine amministrativa, non lo ha nessuno”. Perché “nella normativa europea la tracciabilità dei rifiuti è obbligatoria solo per i rifiuti pericolosi, mentre l’Italia adotta il Mud già dal 1994, e quindi è molto avanti nella contabilità”. Inoltre “i nostri dati sono reali, mentre altri Paesi fanno stime: supportate da analisi merceologiche e documentazione, ma sempre stime”. Nella giornata mondiale del riciclo è utile ricordarsene.
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di Daniele Di Stefano
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