Nell’era post Covid il mondo è ripartito, forse più frenetico di prima. La sostenibilità pare non reggere il passo tant’è che anche gli indici di economia circolare globali segnano un serio arretramento, con il tasso di circolarità globale sceso dal 9,1% del 2018 al 7,2% del 2023, dato che in buona sostanza ci dice che si ricicla, riusa e ripara di meno.
La transizione ecologica, quindi, è lontana dall’essersi compiuta. Oggi che si celebra la 54esima giornata della Terra, uno dei dati che sicuramente aiutano a capire quanto siamo lontani dalla meta è quello relativo all’Overshoot Day mondiale, ma anche del proprio singolo Paese considerando che i risultati globali nascono dall’impegno concreto da parte delle nazioni.
Per calcolare l’Overshoot Day il Global Footprint Network – un’organizzazione di ricerca internazionale che si dedica all’analisi del consumo delle risorse naturali e della loro capacità di rigenerazione sulla Terra – utilizza una formula che divide la biocapacità del Pianeta, sia a livello globale che per singoli stati, per l’impronta ecologica. Il risultato ottenuto viene moltiplicato per il numero di giorni in un anno, che per quest’anno bisestile ammonta a 366. Questo metodo consente di determinare non solo la data globale, annunciata ogni anno il 5 giugno in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, in cui l’umanità ha esaurito le risorse biologiche che gli ecosistemi terrestri sono in grado di rigenerare in un anno, ma anche la data specifica per ogni Paese, segnando il momento in cui inizia l’indebitamento ecologico.
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Se la giornata della Terra ci ricorda l’importanza di promuovere l’armonia con la natura e il Pianeta per raggiungere un giusto equilibrio tra le esigenze economiche, sociali e ambientali delle generazioni presenti e future dell’umanità, l’Overshoot Day è il segno tangibile che questo equilibrio è lungi da venire. Overshoot Day di un singolo Paese indica infatti il giorno in cui l’uso totale delle risorse da parte dei suoi abitanti – che include il consumo di cibo, materiali naturali, e le emissioni di gas serra – eccede la capacità del pianeta di rigenerare tali risorse, su base pro capite. Non basta quindi delocalizzare un’azienda fuori i confini nazionali per far sì che l’impatto degli abitanti di una nazione diventi più virtuoso (anzi… se quei beni devono essere poi reimportati, probabilmente tutto ciò accrescerà l’indice relativo ai consumi annuali).
Prendiamo come esempio lo Swiss Overshoot Day del quale abbiamo i numeri e che ci consente di svelare – almeno sommariamente – le modalità di calcolo e i dati di riferimento. In primis va chiarito che l’Overshoot Day del 2024 si basa sugli ultimi risultati disponibili dell’edizione 2023 – che si riferiscono, per essere precisi, al 2022 – dei National Footprint and Biocapacity Accounts.
Nel 2022 l’impronta ecologica della Svizzera ammontava a 3,74 ettari globali (gha) pro capite. La biocapacità globale era di 1,51 gha pro capite. Pertanto, nel 2022, sarebbero state necessarie (3,74/1,51) = 2,5 Terre per sostenere l’umanità se tutti sul pianeta avessero vissuto come gli svizzeri.
Dato che il 2024 è un anno bisestile, possiamo determinare lo Swiss Overshoot Day utilizzando l’equazione 366 [giorni nel 2024] * (1,51/3,74) = 148 [giorni]. In altre parole, dopo 148 giorni, il budget annuale delle risorse rigenerative per l’anno sarebbe completamente esaurito. Il 148° giorno del 2024 è il 27 maggio.
Se tutti gli umani vivessero e consumassero come noi italiani, servirebbero le risorse di quasi 3 Terre. A fronte di un gran parlare di ecosostenibilità, transizione energetica ed ecologica, la verità è che gli abitanti del Belpaese sostanzialmente non arretrano. Se figurativamente infatti la data si è spostata in avanti di 5 giorni ovvero dal 15 al 19 maggio (ricordiamoci che il 2024 è bisestile), è pur vero che l’anno scorso si è avuto un riassetto del calcolo – oggi reso più efficiente – che ha fatto scivolare già di cinque giorni l’Earth Overshoot day. Potremmo dire quindi che siamo in un sostanziale pareggio.
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di Valeria Morelli
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