Le grandi metropoli urbane non sono solo una fonte di inquinamento con un’impronta ecologica devastante sull’ambiente, ma possono essere un incubatore di cambiamento e rinnovamento verso la sostenibilità. E in questo percorso hanno la capacità di esprimere tutto il potenziale che caratterizza i centri urbani creando milioni di posti di lavoro nei cosiddetti green jobs, in modo da garantire una just transition che tuteli l’occupazione e lo sviluppo economico e confuti la narrativa per cui la transizione ecologica è un costo troppo alto, a beneficio di una minoranza elitaria.
Lo dimostrano, numeri alla mano, le stime sui posti di lavoro green che verranno creati su stimolo delle politiche a difesa del clima nelle metropoli di tutto il mondo contenute nella ricerca “Green job revolution: How C40 cities are leading the way”, realizzata da C40, la rete globale dei sindaci delle principali città mondiali che sono uniti nella lotta alla crisi climatica, e da Circle Economy. È la fase finale di uno studio avviato nel 2022 quando il co-presidente di C40 e sindaco di Londra Sadiq Khan ha esortato i colleghi a promuovere la creazione di 50 milioni di green jobs entro il 2030. Per il momento, nelle 74 grandi città esaminate nella ricerca, i posti di lavoro a sostegno della transizione ecologica sono arrivati quasi a 16 milioni.
“Tra i settori più performanti dal punto di vista ambientale vanno considerati il trasporto pubblico, la gestione dei rifiuti, l’elettricità e l’edilizia, dove i governi locali svolgono un ruolo chiave nel sostenere la regolamentazione, gli standard e la cooperazione con l’industria. Ad esempio, quasi il 30% dei posti di lavoro nei settori dell’elettricità e dei trasporti è attualmente verde, e il 25% nei settori dell’edilizia e delle costruzioni”, riassumono le autrici e gli autori del report. Naturalmente, i comparti e le professioni che offrono più opportunità di lavoro green variano a seconda delle specificità delle città: ad esempio, se la finanza sostenibile è un settore in cui Londra è capofila, Milano eccelle nella moda sostenibile.
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La ricerca è strutturata con una serie di approfondimenti per aree geografiche. In relazione alle 18 città europee C40 esaminate nello studio (Amsterdam, Atene, Barcellona, Berlino, Copenhagen, Heidelberg, Istanbul, Lisbona, Londra, Madrid, Milano, Oslo, Parigi, Roma, Rotterdam, Stoccolma, Varsavia e Tel-Aviv – quest’ultima inclusa nella lista delle città europee), in esse circa l’8% dei posti di lavoro può essere considerato verde, ovvero 2,3 milioni di lavoratori su un totale di 30,5 milioni.
I settori con la più alta quota di occupazione verde (oltre il 20% dell’occupazione totale del settore) sono: elettricità, fornitura di vapore e aria condizionata, fornitura di acqua, fognature, gestione dei rifiuti e attività di bonifica, seguiti da vicino dall’edilizia (con il 18% di posti di lavoro verdi nel settore). La domanda di lavoro è particolarmente in crescita nei settori dell’efficienza energetica e della riduzione dei consumi. Gran parte delle nuove opportunità di lavoro sono destinate proprio a chi lavora nell’efficienza energetica, attraverso ristrutturazioni di edifici e l’installazione di tecnologie come le pompe di calore o l’isolamento delle tubature.
Addirittura, città come Amsterdam, Milano o Oslo, hanno programmi di efficienza energetica che mirano ad andare oltre gli obiettivi nazionali, spesso fungendo da modelli nella pianificazione urbana verde. Dal punto di vista dei green jobs a Milano, su un totale di 1.986.200 occupati, sono circa 178.660, pari al 9% del totale, impiegati principalmente nel settore manifatturiero (in particolare la moda), nelle costruzioni, nel commercio e nella riparazione di automobili.
Tuttavia nel commercio si potrebbe fare molto di più. Il dato di green jobs in questo comparto a Milano, pari al 6,5% del totale, è in linea con la media delle altre città europee esaminate. Ma se consideriamo che in totale si arriva a circa 4 milioni di posti di lavoro, una percentuale così bassa rappresenta un ambito su cui gli autori della ricerca consigliano di intervenire rapidamente per sfruttarne il potenziale, attraverso pratiche più efficienti dal punto di vista energetico e maggiore sostenibilità lungo tutta la filiera dalla produzione al negozio.
di Tiziano Rugi
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