Progetto CERES sull’economia circolare: i primi risultati dello studio

Sta per arrivare un nuovo tassello importante di CERES, il progetto europeo che mira a sostenere la transizione ecologica del sistema produttivo, attraverso la formazione all’economia circolare. Il 13 maggio verrà presentato il report intitolato “Relazione sulle necessità formative del mercato del lavoro dell’economia circolare nel settore della formazione professionale e dell’istruzione superiore”, in cui gli autori illustrano le tendenze del mercato nel settore dell’economia circolare, i gap formativi e le necessità delle imprese, oltre a raccomandazioni sui contenuti dei nuovi curricula legati all’economia circolare.

L’analisi all’interno del report mira principalmente a identificare il divario esistente tra le attuali offerte formative e le esigenze reali del mercato del lavoro. I risultati di questo studio costituiranno il punto di partenza per le successive tappe del progetto: sviluppare e fornire nuovi curricula in linea con la domanda del mercato del lavoro dell’economia circolare ed elaborare i corsi di CERES dedicati a lavoratori e studenti, che saranno successivamente resi disponibili online attraverso il proprio Circular Economy-Digital Innovation Hub (CE-DIH). Il progetto, finanziato dalla Commissione europea, ha preso il via lo scorso giugno e si concluderà a maggio 2026.

CERES team

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Che cos’è il progetto CERES 

CERES (Circular Economy Innovation Ecosystems Redesigning Skills) vuole rispondere alle principali sfide sociali ed economiche, sia nel campo della formazione che in quello del lavoro, all’interno dell’attuale contesto economico, sociale ed ambientale che vede intrecciarsi innovazione, necessità di nuove competenze e digitalizzazione, nel mezzo di una crisi climatica e della necessità di un’economia sempre più circolare.

Il consorzio CERES è composto da nove attori (università, enti di formazione professionale, consorzi di aziende, istituzioni e organizzazioni non profit) attivi nel campo dell’economia circolare in cinque Paesi dell’Unione europea (Danimarca, Italia, Francia, Bulgaria e Cipro) più un partner del Regno Unito. Tra i partner, il Centro Documentazione Conflitti Ambientali (CDCA), organizzazione non profit che opera nel campo della promozione e della comunicazione dell’economia circolare, che si occuperà della parte di ricerca e divulgazione dei risultati, e le università Politecnico di Milano e il Politecnico di Bari.

L’obiettivo del primo report: uno sguardo d’insieme

Venendo ai primi risultati, il report è stato strutturato in più sezioni. L’analisi di sistema fatta sulla letteratura esistente ha avuto lo scopo di individuare le principali competenze e le esigenze del mercato in termini di qualifiche professionali per la transizione verso l’economia circolare. Oltre alle qualifiche tecniche, i futuri professionisti saranno chiamati a sviluppare competenze relazionali e legate alla transizione digitale in un’ottica di formazione continua. L’eventuale assenza di queste competenze potrebbe rivelarsi un ostacolo insormontabile per la riuscita della doppia transizione, green e digitale. Per questo è necessario attivare al più presto attività di insegnamento e formazione capaci di creare una forza lavoro altamente qualificata in questi ambiti.

A livello metodologico, sono state individuate quaranta competenze, suddivise in tre insiemi: competenze di resilienza, digitali e specialistiche/tecniche. Le competenze di resilienza si sono rivelate di primaria importanza nella progettazione di modelli di business circolari o per la ristrutturazione delle catene di fornitura rispetto alle trasformazioni sociali ed economiche in atto. Tra le varie competenze elencate, quella che è emersa come cruciale è la competenza specialistica/tecnica per la progettazione di prodotti eco-compatibili e di tutte le strategie per ridurre gli impatti lungo l’intero ciclo di vita.

L’analisi di mercato invece si è concentrata sul confronto dei diversi programmi formativi esistenti sul tema dell’economia circolare, sia professionali sia di istruzione superiore. Nella formazione professionale, i corsi, oltre a spiegare i concetti principali dell’economia circolare, la declinano successivamente nel settore di riferimento (ad esempio, agroalimentare, edilizia, moda). I corsi in ambito di istruzione superiore invece tendono ad affrontare i temi dell’economia circolare a livello generale, con concetti teorici e approfondimenti sui temi del monitoraggio e della valutazione degli indicatori chiave di prestazione (KPI), oltre a una vasta panoramica delle principali tecnologie che possono supportare la transizione circolare. Quello che emerge, però, è una generale mancanza di insegnamenti pratici, soprattutto a livello di istruzione superiore.

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di Tiziano Rugi

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