Gestione e sostenibilità dei RAEE in Europa: quali sono le prospettive?

Le apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) vengono considerate un problema ma invece sono una risorsa. Ne è convinta l’Unione europea che, in quest’ottica, sta procedendo a una revisione della direttiva 2012/19/Ue. Allo stesso tempo serve però una maggiore consapevolezza da parte delle persone

 

L’accumulo crescente di rifiuti derivanti dalle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) costituisce un’importante sfida al giorno d’oggi. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono prodotte oltre 50 milioni di tonnellate di RAEE, di cui più di 4 milioni in Europa, e le proiezioni indicano che questa quantità potrebbe raddoppiare nei prossimi decenni.

Una spiegazione? L’età contemporanea è caratterizzata dallo sviluppo tecnologico e dall’incremento dei consumi, che porta alla rapida obsolescenza dei dispositivi elettronici che utilizziamo ogni giorno. Il progresso porta a produrre e, poi, a desiderare dispositivi o attrezzature sempre più avanzati e accessibili, soprattutto di tipo elettronico: basti pensare a computer o smartphone, ma anche agli elettrodomestici. Ciò porta all’eliminazione di
quanto non è ritenuto abbastanza al passo con la vita di tutti i giorni.

Qual è, quindi, il problema di questo turnover che parte da una produzione sempre più sostanziosa e che conducea un ammasso di RAEE sempre maggiore?

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I danni per ambiente e persone

Già nella fase di produzione di questo tipo di apparecchiature (AEE) non si possono sottovalutare gli impatti ambientali: l’estrazione e la raffinazione di materie prime critiche (come ad esempio il gallio, che ha la quota più alta di mercato assorbita dalla produzione di componenti elettroniche) sono processi particolarmente impattanti. In generale, la loro produzione, il loro uso e il trattamento dei rifiuti che ne derivano richiedono molta energia e generano elevate emissioni – si stima che questo settore contribuisca al 2 per cento delle emissioni globali con una previsione di crescita fino al 14 per cento nel 2040.

 

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