L’azienda tedesca Continental, uno dei primi produttori mondiali di pneumatici, ha annunciato la produzione in serie di pneumatici ottenuti da bottiglie di plastica in PET riciclate. Per ogni set di pneumatici per autovetture c’è bisogno di circa 40 bottiglie.
Del resto, la nocività della plastica per l’ambiente, la sua incontrollata diffusione e i lunghissimi tempi di smaltimento non sono più una novità. Solamente nel Mediterraneo ogni giorno in mare giungono oltre 730 tonnellate di rifiuti plastici. Rispetto a 20 anni fa utilizziamo e gettiamo il doppio della plastica ma, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), neanche il 10% del totale della plastica prodotta nel mondo viene riciclato.
Il suo corretto smaltimento rappresenta, dunque, una delle maggiori sfide per il nostro Pianeta. Se, da un lato, è fondamentale dare una nuova vita alla plastica, è però altrettanto importante ridurre l’impatto ambientale dei pneumatici. Questi ultimi, infatti, rappresentano la superficie di collegamento tra il veicolo e la strada, contribuendo in vari modi all’inquinamento delle nostre città.
L’Oms ha certificato che solo il 50% circa delle polveri sottili da traffico sono prodotte dalle emissioni delle nostre auto dovute all’uso di combustibili fossili. L’altra parte di inquinamento proviene dall’usura dei freni, dell’asfalto e dei pneumatici, che consumandosi rilasciano particelle microscopiche molto tossiche.
Ogni anno in Unione Europea vengono diffuse circa 500mila tonnellate di particelle dovute all’abrasione dei pneumatici a contatto con la superficie stradale. La maggior parte delle emissioni di microplastica deriva proprio dall’abrasione delle gomme delle auto che produce piccoli frammenti di gomma, conosciuti come polvere di pneumatico o particolato (PM).
Queste particelle finiscono nei nostri polmoni, oltre ad essere trasportate dal vento e dalle precipitazioni atmosferiche nell’ambiente, attraverso le reti fognarie, inquinando inevitabilmente acque e terreni. Ci sono poi gli idrocarburi poliaromatici (IPA) – componenti chimici presenti negli oli utilizzati durante la produzione delle gomme – che, disperdendosi nell’ambiente sotto forma di vapori, sono tossici e cancerogeni. Senza contare che il rendimento e le caratteristiche delle gomme arrivano a incidere fino al 20% sui consumi di carburante, causando maggiori (o minori) emissioni.
Emission Analytics, uno dei principali specialisti mondiali per la validazione di test e dati di natura scientifica inerenti le emissioni inquinanti prodotte dagli autoveicoli, ha lanciato l’allarme sull’inquinamento da particelle di pneumatici. In base alle loro rilevazioni, può risultare “fino a 1000 volte peggiore delle emissioni dallo scarico di un’auto”.
Secondo il loro ultimo studio sull’inquinamento da pneumatici percorrendo un tratto stradale con un’automobile familiare, con pneumatici correttamente gonfiati, vengono emessi 5.8 grammi di particolato ogni chilometro percorso. Non esiste attualmente nessuna norma che regola le emissioni dovute ai pneumatici, che rientrano nelle cosiddette NEE, ovvero Non-Exhaust Emission. Secondo Emission Analytics, le NEE costituirebbero il 60% di PM2.5 e il 73% di PM10, due tra le più pericolose particelle che si trovano in particolar modo nei centri abitati.
di Antonio Carnevale
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