Il progresso ha aumentato la qualità e le aspettative di vita, spingendo la nostra specie a moltiplicarsi sempre di più. Secondo le Nazioni Unite raggiungeremo i 7,8 miliardi di abitanti a luglio del 2020 e pensare che appena due secoli fa l’umanità varcava solamente la soglia del miliardo.
Il dibattito sul controllo della popolazione ha inizio a fine ‘700 con Thomas Malthus che sosteneva che la popolazione tenderebbe a crescere in progressione geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di risorse alimentari disponibili.
L’aumento della popolazione ha pertanto sposato non solo l’equilibrio ecologico del pianeta, ma ha anche evidenziato problematiche come la fame nel mondo, non connessa alla scarsità di cibo in senso assoluto, ma piuttosto collegata al modo in cui vengono consumate e redistribuite le risorse alimentare.
Basti pensare che nel 2019 l’Earth Overshoot Day, ossia il giorno in cui l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta per l’intero anno, è arrivato il 29 luglio con un anticipo di oltre 5 mesi rispetto agli anni ’70. Questo significa che noi, tutti noi, stiamo consumando troppo. Acqua, legno, metalli, materiali da costruzione, specie animali per la nostra alimentazione… Niente di tutto ciò è infinito.
La questione è dibattuta da molto tempo dalle istituzioni internazionali ed è divenuta tema centrale per l’agenda 2030: “sconfiggere la fame nel mondo, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), sono più di 113 milioni le persone colpite da crisi alimentari che – nell’era moderna – sono originate da conflitti socioeconomici, cambiamenti climatici e, in generale, da un sistema alimentare globale che non risponde efficacemente alle esigenze di tutti gli abitanti della terra.
Il paradosso è che secondo i dati dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS) attualmente sono 2 miliardi gli adulti in sovrappeso.
Davanti a questo scenario di disuguaglianza sociali ed economica è necessario l’impegno di tutti per un mondo più proposero, uguale e sostenibile che possa partire proprio da un nuovo paradigma economico come quello “circolare”, in cui gli sprechi siano ridotti al minimo.
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