Ogni anno, l’economia globale consuma 100 miliardi di tonnellate di materiali, di questi solo il 7,2% rientra in circolo sotto forma di materiali riciclati. È quanto emerge dall’edizione 2023 del Circularity Gap Report, il nuovo studio di Circle Economy, – organizzazione che si occupa di fornire a imprese, decisori pubblici e amministrazioni gli strumenti per implementare l’economia circolare – in collaborazione con Deloitte, presentato lo scorso 16 gennaio a Davos, in occasione del World Economic Forum.
Quel 7,2% che valuta la circolarità dell’economia globale è un dato importante, e in questo caso, deludente: si registra infatti un ulteriore calo rispetto al 9,1% del 2018, anno in cui Circle Economy ha calcolato per la prima volta il dato, ma anche rispetto all’8,6% del 2022.
Ma come mai, nonostante si parli sempre più nella politica, e tra aziende e cittadini di economia circolare continuiamo a restare ancorati ad un sistema lineare, verso cui tendiamo sempre più? A spiegarlo è Matthew Fraser, responsabile di Ricerca e Sviluppo di Circle Economy. “Chiaramente – ha detto nel corso della presentazione del report – l’aumento esponenziale dell’estrazione gioca un ruolo importante. Molti di questi materiali vengono utilizzati per fabbricare ponti, edifici e strade ma, se guardiamo a ciò che esce dall’economia, la stragrande maggioranza dei materiali viene persa, cioè non viene riciclata. È chiaro che c’è un enorme potenziale per aumentare questo numero in futuro”.
Gli effetti di questa mancanza di circolarità sono purtroppo visibili nell’ambiente che ci circonda e, come sappiamo, mettono a repentaglio la salute del Pianeta e della specie umana. Dei nove confini planetari, fa sapere Fraser, ossia dei limiti da non superare per garantire la sopravvivenza dell’uomo sul Pianeta – concetto introdotto nel 2009 in uno studio su Nature da un gruppo di scienziati guidati da Johan Rockström – ne sono stati superati già cinque e questo sta esercitando un’immensa pressione sugli ecosistemi globali, sia negli oceani che sulla terra e nell’atmosfera.
“L’aumento dell’estrazione e dell’utilizzo dei materiali – ha detto Vivianne Heijnen, ministra presso il Ministero delle Infrastrutture e della Gestione delle Acque dei Paesi Bassi – ha un impatto negativo. Nei sei anni trascorsi dalla stesura del primo rapporto sul Circularity Gap, l’economia globale ha estratto e utilizzato più materiali rispetto all’intero XX secolo (e entro il 2060 questa cifra potrebbe raddoppiare ancora, ndr). Il tenore di vita di molte persone è migliorato, ma siamo andati oltre la sicurezza ambientale e degli elementi naturali del nostro Pianeta”.
La ministra ha poi accennato alle misure che stanno per essere adottate nei Paesi Bassi, come un nuovo programma di economia circolare nazionale e dei provvedimenti per le categorie di prodotto del tessile e della plastica. “Tuttavia – aggiunge – nessun Paese può raggiungere la circolarità da solo. Ecco perché continueremo a collaborare con partner internazionali per coordinare numerose nuove iniziative”.
Leggi anche: Overshoot day, a 50 anni dalla Conferenza di Stoccolma consumo di risorse quasi raddoppiato
di Silvia Santucci
ERION COMPLIANCE ORGANIZATION S.C.A R.L. – Società consortile di servizi amministrativi, informatici, tecnici e di consulenza ambientale e normativa. – Via A. Scarsellini, 14 – 20161 Milano
P.IVA/C.F./Registro Imprese Milano 11344540965
Capitale sociale euro 15.000