L’economia circolare non è un gioco. O forse sì…

Il settore dei videogiochi sostiene i temi della circolarità. Lo fa da anni, con alterni risultati. Ma, in prospettiva, le potenzialità sono enormi.

Stiamo parlando infatti di un settore che raggiunge 2,6 miliardi di persone in tutto il mondo, per un fatturato di circa 130 miliardi di dollari. Solo nel nostro Paese il giro d’affari nel 2020 è stato pari a 2 miliardi e 179 milioni di euro, con una crescita del 21,9% rispetto all’anno precedente.

Questo, unito alle caratteristiche peculiari dei videogiochi, significa avere un potere di persuasione e informazione superiore ad altri media. Esistono infatti già diversi videogiochi che, utilizzando la leva ludica, cercano di diffondere una cultura sostenibile per renderci cittadini più consapevoli e attenti alle problematiche ambientali. Perfino le Nazioni Unite (ONU) quest’anno hanno lanciato un gioco per cellulare chiamato Reset Earth, in cui tre adolescenti devono riuscire a salvare il pianeta in un futuro nel quale il livello dell’ozono intorno alla Terra è ormai definitivamente compromesso.

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Un patto globale

Nella maggior parte dei casi, però, si tratta ancora di titoli nati nell’ambito di progetti istituzionali, no profit o realizzati da piccole case di produzione indipendenti, che difficilmente riescono a raggiungere il grande pubblico.

Ecco perché nel 2019, le Nazioni Unite, durante l’ONU Climate Action Summit, hanno lanciato una Playing for the Planet Alliance che riunisce i grandi nomi del gaming. Ventuno aziende – tra cui UbisoftSony InteractiveMicrosoftGoogle (che col servizio in streaming di Stadia ha sfidato tutti i big del settore), Electronic ArtsRovio e WildWorks – si sono impegnate a rendere le loro operazioni più rispettose dell’ambiente, utilizzando tecnologie ad alta efficienza energetica con l’obiettivo di ridurre di 30 milioni di tonnellate le emissioni di CO2 entro il 2030.

Inoltre, sono stati annunciati miglioramenti nella gestione degli imballaggi (eliminando la plastica) e dei rifiuti, il riciclaggio dei dispositivi e l’inserimento all’interno dei propri titoli di situazioni di gioco e messaggi in grado di sensibilizzare gli utenti e incoraggiare l’adozione di comportamenti virtuosi.

L’Italia dei videogiochi guarda alla circolarità

Quello dei videogiochi basati sui temi dell’economia circolare è un campo che ha visto una rapida crescita nell’ultimo decennio, anche nel nostro Paese. E ogni titolo ha un obiettivo diverso: c’è chi, attraverso il gioco, cerca di modificare i comportamenti degli utenti rispetto all’ambiente, chi ha uno scopo più informativo e mira ad aumentare la consapevolezza su un particolare fenomeno, come può essere il surriscaldamento globale. Chi ancora, utilizza la realtà virtuale per far comprendere alle persone le conseguenze delle proprie azioni.

Nel 2013, ad esempio, il CONOU (Consorzio Nazionale degli Oli Usati), con la consulenza scientifica di Legambiente, lanciava Green League, primo social game di educazione ambientale. Disponibile gratuitamente per il download dalle piattaforme Google Play e Apple Store, l’app offre oggi tre giochi di ispirazione arcade.

Il primo è “Oil Buster Reloaded”. Come si evince dal suo nome, il gioco si concentra sull’importanza della raccolta dell’olio usato. Protagonista è Joil, la mascotte di CONOU, che dovrà liberare le gocce d’olio usato e raccoglierle, evitando però di includere gocce d’acqua o altre sostanze inquinanti, per preservare la qualità del rifiuto raccolto.

Snuck” invece è l’evoluzione green di Snake, l’indimenticabile gioco che non poteva mancare nei cellulari di tutti i ragazzi degli anni Novanta. Con una nuova veste grafica in 3D, per rendere ancora più realistica l’esperienza, il giocatore dovrà guidare un mezzo di raccolta del CONOU e raccogliere il maggior numero di barili d’olio usato, contribuendo così all’economia circolare della filiera.

Il terzo, “Garble”, è un classico tetris, basato però sul recupero di materiali d’uso quotidiano in un’ottica di economia circolare. Lo scopo è “incastrare” tre o più oggetti riciclabili (olio usato, carta, plastica, alluminio, rifiuti organici e batterie), prestando attenzione ai rifiuti speciali, al fine di ottenere punti aggiuntivi e incrementare il tempo di gioco a disposizione.

Prima di iniziare ogni partita, poi, l’app fornisce alcune pillole formative sui temi quali il risparmio energetico, la gestione differenziata dei rifiuti, l’economia circolare e le attività del consorzio.

Al termine della sessione di gioco, l’utente è invitato a rispondere ad alcuni quesiti su quanto appreso in precedenza, con la possibilità di incrementare il proprio punteggio e scalare la classifica online. Un incentivo importante e un modo per favorire la creazione di una community di giocatori che accettano la sfida di dare una mano all’ambiente e diffondere a loro volta il messaggio.

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di Antonio Carnevale

 

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