La moka per il caffè, la bicicletta con cui trascorriamo il tempo libero (e non solo), le finestre che abbiamo in casa, passando poi per le componenti delle automobili, la lattina della nostra bevanda preferita e la borraccia che portiamo con noi durante le passeggiate in montagna: cosa hanno in comune questi oggetti? Che possono essere realizzati tutti in alluminio: uno degli elementi più diffusi in natura.
Si tratta di un metallo duttile e malleabile il che lo rende adatto ad avere diversi impieghi, non si trova però in natura pronto per essere utilizzato ma viene estratto da minerali, dove è sempre combinato con altri elementi. La bauxite è oggi la fonte principale dell’alluminio, un minerale molto comune che si presenta sotto forma di argilla granulosa o rocciosa solitamente di colore rosso: per produrre 1 tonnellata di alluminio primario sono necessarie 4 tonnellate di bauxite.
Lo si definisce un materiale permanente perché una volta estratto può essere riciclato infinite volte senza perdere o mutare le sue caratteristiche fisiche e chimiche che rimangono invariate. È inoltre leggero, a parità di volume pesa, infatti, circa 1/3 del rame e dell’acciaio il che lo rende molto utilizzato per la realizzazione di mezzi di trasporto come navi, aerei e anche shuttle spaziali.
Date le sue caratteristiche l’alluminio è quindi un materiale fondamentale per le industrie di tutti i settori ma come è stato scoperto? Da chi?
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Il nome alluminio deriva da Alum un solfato di alluminio già utilizzato nell’antichità per realizzare statue ma anche armi e armature. Il metallo che oggi conosciamo è però una scoperta recente risalente ai primi dell’800 quando il chimico inglese Humphrey Davy lo identificò nell’allume senza però riuscire ad isolarlo. Bisognerà quindi attendere il 1825 per la produzione delle prime gocce di alluminio grazie al fisico danese Hans Cristian Oersted. Soltanto alla fine dell’800 si arrivò ad elaborare un processo di produzione di questo metallo, metodo Hall-Heroult dal nome degli scienziati che lo scoprirono, che ha consentito di produrne grandi quantità a basso costo: fino a questo momento la sua produzione era infatti molto costosa tanto da renderlo più prezioso dell’oro. Il metodo Hall -Heroult viene impiegato ancora oggi, migliorato grazie a successive scoperte come ad esempio quelle inerenti all’estrazione dell’ossido di alluminio dalla bauxite.
I nuovi processi di produzione “facilitando” la disponibilità dell’alluminio hanno contribuito ad incrementare e a diversificare il suo impiego facendone crescere costantemente la domanda. Ad oggi secondo il nuovo studio “Opportunities For Aluminium In A Post-Covid Economy”, condotto dagli analisti della CRU International per conto dell’International Aluminium Institute (IAI) la domanda globale di alluminio aumenterà di quasi il 40% entro il 2030: trasporti, edilizia, imballaggio e settore elettrico saranno i quattro ambiti chiave che guideranno la domanda, rappresentando il 75% del metallo totale richiesto.
Per soddisfare tutta questa domanda, secondo lo studio, si dovrà produrre ulteriori 33,3 milioni di tonnellate di alluminio all’anno passando così dai 86,2 milioni di tonnellate (Mt) del 2020 ai 119,5 Mt nel 2030.
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di Valerio Morelli
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