Fondazione Cmcc: “Atlante dei rischi climatici del G20”

“Senza un’azione urgente per ridurre le emissioni di carbonio, le perdite di Pil dovute ai danni climatici nei paesi del G20 aumentano ogni anno, salendo ad almeno il 4% annuo entro il 2050 che potrebbe andare oltre l’8% entro il 2100, equivalente al doppio delle perdite economiche del blocco dovute a Covid-19″.

 

Questo quanto emerge dal “G20 Climate Risk Atlas”, il rapporto realizzato da Fondazione Cmcc in collaborazione con l’European Climate Foundation e Enel Foundation che fornisce un quadro completo delle tendenze storiche e dei cambiamenti futuri del clima, utilizzando la letteratura e i dati disponibili e consolidando le informazioni specifiche dei Paesi in una struttura omogenea e flessibile.

 

Per ognuno dei 20 paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea), l’Atlante include una panoramica degli impatti, dei rischi e delle interazioni con i cambiamenti climatici che si prevedono entro la metà e la fine del secolo. Questi sono valutati a livello nazionale, sotto diversi gradi di riscaldamento e modelli di sviluppo, con un’analisi approfondita dei settori chiave delle economie del G20.

 

Il documento sottolinea come alcuni paesi saranno colpiti più di altri, ne è un esempio il Canada che potrebbe “vedere un calo del Pil di almeno il 4% entro il 2050 e di oltre il 13% (133 miliardi di euro) entro il 2100”. Mentre, un’adozione di politiche a basse emissioni di carbonio, comporta una gestione migliore degli impatti climatici con conseguenze meno disastrose.

 

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