Siete stati in tantissimi a partecipare all’evento streaming di mercoledì 24 giugno, nel quale Remedia ha presentato il suo Bilancio di Sostenibilità 2019 e approfondito il tema del recepimento della Direttiva Europea in materia di Economia Circolare nel contesto odierno.
Durante la diretta sono arrivate tantissimi domande per i relatori presenti al panel. Abbiamo risposte a molte delle questioni poste, ma purtroppo – per questioni di tempo – non è stato possibile rispondere a tutte.
Come promesso però, lo facciamo adesso!
Ecco le nostre risposte alle vostre domande!
Quali sono i principali obiettivi (SDG) al 2030 del Gruppo?
Consumo e produzione responsabili (SDG 12) e agire per il clima (SDG 13)
Avete qualche iniziativa specifica relativamente alla valorizzazione di qualche materia prima seconda innovativa?
Numerose e legate alle esigenze dei nostri associati. Il focus primario è su plastiche miste e terre rare.
Gli aspetti di innovazione (cruciali per i concetti di Green e CIrcular Economy) richiedono tempestività. Come intende rispondere in modo prativo ed efficace la politica? (ad esempio, stiamo aspettando da anni normative sul riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo …)
Remedia non può fornire risposte a questa domanda. Concordiamo sul fatto che il ritardo normativo e i decreti attuativi mancanti penalizzano il settore del riciclo e del riutilizzo.
Buonasera, finora tutto ciò che si è sentito indica solo una cosa…la politica rimane lineare…l’economia circolare non è solo 0 waste, l’economia circolare è la riprogettazione dei prodotti, riprogettazione dell’economia. Nulla di questo i politici hanno recepito, dov’è secondo voi il problema?
Condividiamo il fatto che l’economia circolare parte dall’ecodesign e dal recepimento di modelli di business orientati ad un uso efficiente della materia. Difficile dire dove sia il problema nella sfera politica ma crediamo che un maggior coordinamento tra ministeri, l’investimento in competenze mirate nelle amministrazioni pubbliche e la capacità di costruire una visione di lungo periodo siano le principali aree su cui puntare.
Partendo dal principio che troppo spesso è solo tale, “chi inquina paga”, perché non viene utilizzata la leva fiscale, abbassando le aliquote per i prodotti che rientrano in un discorso di economia circolare ed aumentandole per quelli che non vi rientrano?
In Italia si parla da anni di fiscalità verde a sostegno della green economy. Pur non essendo un tema di facile attuazione siamo convinti che una politica equilibrata e lungimirante tesa a favorire i prodotti e i servizi green sul mercato sia essenziale per intraprendere un vero percorso di sostenibilità. Purtroppo, alle dichiarazioni di intenti non sono ancora seguiti fatti concreti, se non su aspetti puntuali e di nicchia.
Sulla base dei testi disponibili del recepimento del pacchetto Economia Circolare, in particolare sulla base delle nuove disposizioni sulla Responsabilità Estesa del Produttore, Remedia intende estendere il proprio campo di azione in altri settori, oltre i raee? plastiche, packaging, carta?
I Produttori associati al consorzio stanno valutando la possibilità di utilizzare l’esperienza e le competenze presenti in Remedia al fine di indirizzare esigenze di conformità normativa relative a nuovi settori di loro interesse.
Esistono interessi nell’armonizzare le diverse e labirintiche gestioni degli AEE/RAEE in Europa? Perché sovraccaricare le aziende per le inefficienze del sistema? Un soggetto unico, con rappresentanze locali e regole comuni sarebbe terribilmente più semplice ed efficace.
Remedia aiuta le aziende attraverso una società di servizi senza fini di lucro (WEEE Europe) che opera a livello paneuropeo per la gestione di RAEE e rifiuti di pile e accumulatori, semplificando gli adempimenti normativi e assicurando la conformità in oltre 20 Stati Membri.
Ritenete che sia opportuno creare un ambito di incontro fra le RISORSE e le IMPRESE che desiderano informarsi sulle opportunità e per sfruttare queste RISORSE?
Se la domanda si riferisce a persone e competenze professionali, il nostro consorzio ha una rete di partnership e di contatti in grado di intercettare idee e progetti di potenziale interesse per i nostri associati.
Il problema, secondo me, è che le direttive comunitarie negli Stati membri sono state recepite in modo diverso. Andavano emessi per tutti uguali, con poco spazio di manovra da parte dell’amministratore locale. Ci vuole più coraggio da parte della politica. l’Italia paga troppe sanzioni…
Crediamo che le direttive europee siano sufficientemente robuste per dare linee guida comuni. Purtroppo, però gli Stati Membri utilizzano margini di discrezionalità estremamente ampi, che complicano la situazione per gli operatori economici presenti in diversi Paesi.
Esiste una banca dati con diversi case studies europei per aiutare a definire meglio le diverse tipologie di circular business models?
Una fonte interessante è ECESP https://circulareconomy.europa.eu/platform/ oppure il sito https://www.economiacircolare.com/
Non crede che il modello Extended Producers Responsibility [EPR] debba essere unico per tutte le filiere? Perché dai testi diffusi il settore degli imballaggi e rifiuti di imballaggio l’EPR pare abbia modalità di recepimento diverso?
Remedia ritiene che debbano esistere linee guida e prerequisiti comuni ma che ciascun settore possa richiedere personalizzazioni che tengano conto delle specificità che lo caratterizzano. In questo momento il settore imballaggi è caratterizzato da norme specifiche non del tutto in linea con quanto prevede la Direttiva Europea e questa anomalia dovrebbe essere corretta
Quanto incide l’azione delle MAFIE sui provvedimenti legislativi rispetto al resto d’Europa? Forse in questo si trovano alcune delle risposte?
È opinione comune che la produzione normativa in campo ambientale, la burocrazia e il livello di controlli che caratterizzano il nostro Paese si differenziano dalla maggior parte degli altri Stati Membri proprio per la necessità di contrastare fenomeni malavitosi. Purtroppo, si osserva che spesso l’effetto di tale scelta penalizza in modo eccessivo gli operatori seri che rispettano le regole, non incidendo in modo significativo su chi commette reati.
Come valutate le modalità con cui l‘Italia sta recependo il pacchetto di Direttive sull’economia circolare?
Il Ministero dell’Ambiente aveva inizialmente avviato un percorso finalizzato a cogliere l’opportunità del recepimento per migliorare diversi aspetti delle attuali norme ma sfortunatamente il Governo ha poi scelto di recepire le direttive così come sono state pubblicate, disattendendo alcune indicazioni fornite dal Parlamento nella legge di delegazione europea. Ora le commissioni parlamentari hanno la possibilità di correggere, almeno in parte, questa impostazione.
La concorrenza nei sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore non rischia di creare confusione e di ridurre la qualità ambientale complessiva?
Riteniamo che un sistema aperto e concorrenziale possa dare benefici a lungo termine sia in termini di efficienza complessiva sia sulla qualità del servizio. Ciò è dovuto al fatto che più sistemi EPR possono confrontarsi in merito alle scelte operative e tendere così al miglioramento continuo. Occorre però sottolineare come la concorrenza funzioni solo all’interno di un quadro di regole solido e certo, assicurando che i sistemi EPR soddisfino tutti i prerequisiti necessari a garantire alla collettività il raggiungimento degli obiettivi ambientali. Tra questi è fondamentale l’assenza di finalità di lucro e di soci che svolgono attività commerciali.
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