Diritto alla riparazione, ecco cinque consigli per evitare l’irreparabile

Qui a EconomiaCircolare.com non ci stanchiamo di ripeterlo: riparare è sempre meglio che comprare prodotti nuovi ed è meglio anche che riciclare. Allungare la vita dei prodotti che acquistiamo è la prima regola per creare modelli di consumo che abbiano un minore impatto sul pianeta. Ma, come abbiamo già sottolineato più volte, quando si tratta di riparazioni, le aziende produttrici non ci rendono la vita facile. Soprattutto nell’ambito dei prodotti tecnologici, il consumatore è incoraggiato a inseguire costantemente il nuovo. Le aziende fanno di tutto per farci desiderare l’ultimo modello e, anche se le differenze rispetto a quello precedente sono minime, le nuove uscite rendono immediatamente obsolete le tecnologie di appena pochi mesi prima.

Sottrarsi a questo sistema è possibile e la parola chiave è, appunto, riparare. Ma come fare per assicurarsi, già dal momento dell’acquisto, che i nostri telefonini, tablet, computer, eccetera si possano riparare e non rischino di finire in discarica al primo danno? Abbiamo messo insieme una lista di caratteristiche che rendono più o meno riparabili i nostri apparecchi, cose a cui fare attenzione già al momento dell’acquisto. Va detto, tuttavia, che per il consumatore non è facile capire se i prodotti tecnologici sono assemblati in modo da consentire la riparazione e sono pochi i produttori che esplicitamente pubblicizzano queste caratteristiche (un raro caso virtuoso è quello dell’olandese Fairphone). La responsabilità, allora, andrebbe spostata dal consumatore al produttore. È l’idea che anima le campagne per il right to repair in giro per il mondo: sono le aziende a dover garantire il diritto del consumatore a mettere le mani sul prodotto che hanno acquistato e a ripararlo, interrompendo il circolo vizioso dell’obsolescenza.

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Consiglio 1: il caso delle “case”

Una delle più sfacciate strategie attuate dalle aziende di high tech negli ultimi anni per impedire la riparazione dei prodotti è la pratica, ormai diffusissima, di non prevedere la possibilità di aprire le case, le parti esterne di telefoni, tablet e, addirittura laptop. Le componenti tecnologiche di questi prodotti, compresa la batteria, sono chiuse all’interno di involucri che non possono essere aperti con strumenti di uso comune e che quindi non consentono all’utente di fare sostituzioni e riparazioni di alcun genere, costringendoci a rivolgerci a centri specializzati anche per una banale sostituzione della batteria. Al momento dell’acquisto, quindi, è bene notare se la case è provvista di viti che ne permettono l’apertura o meno.

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